Tra le categorie di pazienti i cui risultati terapeutici sono attualmente poco soddisfacenti, vi sono sicuramente quelli affetti da cefalea a grappolo. Nonostante sia conosciuta da molto tempo, la sua fisiopatologia non è ancora del tutto chiara. E’ stato ipotizzato un meccanismo di trasmissione crociata tra le afferenze trigeminali e le efferenze parasimpatiche tramite il nucleo salivare superiore, la cui attività è mediata principalmente dal ganglio sfenopalatino (GSP). Questo è costituito da un grosso ganglio parasimpatico collocato nella fossa pterigopalatina. Le fibre post-gangliari del GSP innervano strutture facciali, cerebrali e i vasi sanguigni meningei.

Quando il GSP viene attivato, le sue fibre rilasciano neurotrasmettitori e vasodilatatori che attivano le fibre sensitive trigeminali, causando una ulteriore attivazione dei nocicettori trigeminali. Questo causa, a sua volta, una ulteriore attività parasimpatica. Ciò è noto come riflesso autonomico-trigeminale. Un recente studio ha mostrato che la stimolazione elettrica nella regione del SPG in pazienti affetti da cefalea a grappolo, produce parestesie nelle aree innervate da fibre sensitive del nervo mascellare che passano attraverso l’SPG e raggiungono poi target periferici tra cui il rinofaringe, il palato molle, le cavità nasali e la gengiva superiore. In questo studio, la programmazione dei parametri di stimolazione è stata eseguita modificando gli stessi fino all’ottenimento di una buona copertura parestesica dell’area di dolore. Ciò ha consentito di ottenere una interessante riduzione della frequenza degli attacchi di dolore. E’ molto stimolante cercare di comprendere quale meccanismo d’azione possa consentire, attraverso la stimolazione di un ganglio del sistema autonomico periferico, un miglioramento clinico in una patologia la cui patogenesi sembra essere di tipo centrale. Una possibilità sarebbe un impoverimento ripetitivo e quindi una deplezione ed esaurimento dei neurotrasmettitori parasimpatici. Un altro meccanismo d’azione potrebbe essere una modulazione di strutture centrali attraverso un meccanismo di feedback parasimpatico-trigemino, un meccanismo simile a quello ipotizzato nella stimolazione del nervo occipitale nelle cefalee croniche. Qualunque sia la modalità con cui questo trattamento agisca, la riduzione degli attacchi di cefalea a grappolo era, in questo studio, clinicamente significativa e questo promettente risultato in un campo clinico così delicato e affascinante merita sicuramente ulteriori indagini.