La morfina rimane il farmaco di prima scelta per il dolore severo da cancro, ma è ora riconosciuto che esiste un’ampia variabilità individuale nella risposta ai diversi oppioidi. La finestra terapeutica, cioè il bilancio tra effetti terapeutici ed effetti collaterali, varia da farmaco a farmaco e può essere più favorevole con un oppioide diverso dalla morfina. I processi di sviluppo della tolleranza e della resistenza all’analgesia di un farmaco oppioide sono inoltre diversi da molecola a molecola e dipendenti dall’esposizione a una data molecola. I pazienti che hanno avuto esperienza di effetti collaterali dose-dipendenti con un oppioide, possono trarre beneficio dall’utilizzo di un altro oppioide. Quindi occorrono alternative al trattamento con morfina: i farmaci oppioidi agonisti come la morfina, cioè idromorfone, fentanyl, ossicodone, metadone, buprenorfina sono alternative utili alla morfina.
La migliore risposta clinica a un secondo oppioide dopo un periodo di relativa efficacia di cura con un primo farmaco oppioide può trovare diverse spiegazioni teoriche, ma la più coerente è che una riduzione dell’efficacia del farmaco in uso per i processi complessi della tolleranza sia legata a processi recettoriali farmaco-specifici che, confrontati con un oppioide alternativo, compor- tano una relativa maggiore risposta (= minore tolleranza) al secondo farmaco. Questo fenomeno, denominato cross-tolleranza incompleta, spiegherebbe come la migliore efficacia del farmaco oppioide sostitutivo si verifichi spesso per dosi del secondo farmaco che sono inferiori, se comparate utilizzando le tabelle di equianalgesia, a quelle del primo farmaco. Ecco quindi che secondo questa ipotesi, una dose relativamente inferiore otterrebbe, come ovvio, meno effetti collaterali, mentre produrrebbe la stessa o una maggiore analgesia rispetto al farmaco che si giudica in quel momento poco efficace.
Una revisione sistematica della letteratura, aggiornata sino al 2004, ha potuto descrivere 14 studi osservazionali prospettici, 15 valutazioni retrospettive e nessuno studio clinico controllato e randomizzato.
L’indicazione alla rotazione è stata l’insufficiente analgesia con eccessivi effetti collaterali in più del 50% dei casi pubblicati, eccessivi effetti collaterali come sola indicazione in circa il 30% dei casi. L’efficacia della rotazione è stata riportata in un numero di pazienti variabile tra il 40 e l’80% dei casi, a seconda delle casistiche, e il maggior numero di switch ha riguardato un passaggio da diversi oppioidi (morfina, idromorfone, fentanyl) a metadone, ma una casistica numerosa ha anche descritto il passaggio da morfina a ossicodone in pazienti con efficacia limitata ed effetti collaterali da morfina, che ottenevano una migliore analgesia con il nuovo farmaco (2-5).
Quello che non si può facilmente argomentare è invece da quale oppioide a quale oppioide sia più efficace passare, quali tipi di pazienti e quali tipi di dolore ne traggano il migliore vantaggio, né quale sia il momento migliore di applicazione rispetto ad altre strategie alternative nel trattamento di condizioni relativamente resistenti all’analgesia oppioide (l’uso di adiuvanti o il ricorso alla via spinale di somministrazione); per questi motivi è una procedura da riservare alla valutazione specialistica.
La dose deve essere aggiustata individualmente e deve generalmente essere ridotta del 25-50% calcolando una cross tolleranza incompleta tra i diversi oppioidi. Altri fattori da considerare per la riduzione della dose sono: l’intensità del dolore, l’età, le patologie associate ed i trattamenti concomitanti.
Nel caso in cui si utilizzino dosi elevate di oppioidi la conversione va individualizzata. In alcuni casi può essere meglio iniziare a convertire il dosaggio in corso in una dose equivalente di morfina per infusione venosa continua e passare successivamente al dosaggio iniziale individuato per il nuovo oppioide indicato. In pratica, quando è possibile, è preferibile iniziare con dosi relativamente basse e adattare rapidamente il dosaggio.