La polineuropatia diabetica dolorosa (pDPN) è una condizione molto diffusa, mal diagnosticata, costosa e inadeguatamente trattata. Non vi è una reale e completa comprensione della patogenesi di tale condizione, per tale motivo la pietra angolare della terapia è il trattamento sintomatico per ridurre la morbilità e migliorare il funzionamento fisico e la qualità della vita. Vi è la necessità di sperimentazioni cliniche su nuovi agenti terapeutici e combinazioni ottimali per la gestione della pDPN come ha evidenziato una revisione sistematica della letteratura pubblicata su Drugs.
La neuropatia diabetica dolorosa colpisce principalmente piedi e gambe, e insorge come conseguenza diretta di anomalie del sistema somatosensoriale.
Un grande percentuale di pazienti non riceve mai il trattamento.
I fattori di rischio specifici per la neuropatia diabetica dolorosa non sono del tutto chiari. Tuttavia, per prevenire la sua progressione devono essere modificati alcuni fattori di rischio come elevata glicemia, ipertensione, iperlipidemia e fumo.
La pDPN ha conseguenze debilitanti, con un forte impatto sulla morbilità e sulla qualità della vita. Sfortunatamente, non esiste una farmacoterapia autorizzata a livello globale che moduli i meccanismi patologici sottostanti per prevenire o arrestare la progressione della neuropatia diabetica.
Vi è la necessità di sperimentazioni cliniche su nuovi agenti terapeutici e combinazioni ottimali per la gestione della pDPN.
Per tale motivo questo lavoro ha esaminato la gestione farmacologica della pDPN, le terapie emergenti, le difficoltà nella risposta al placebo evidenziata negli studi clinici e nuovi biomarcatori proposti per la risposta al trattamento.
La pietra angolare del trattamento rimane l’ottimizzazione del controllo glicemico e dei fattori di rischio cardiovascolare e controllo dei sintomi.
Gli inibitori dell’aldose reduttasi hanno avuto successo nell’invertire la neuropatia diabetica sperimentale, sebbene ciò non è stato tradotto in studi clinici sull’uomo ed alcuni di questi farmaci sono stati ritirati a causa di tossicità o mancanza di efficacia.
Di altri agenti modificanti la malattia, l’acido alfa-lipoico ha mostrato qualche beneficio nel trattamento dei sintomi neuropatici.
Inibitori della ricaptazione di serotonina noradrenalina come pregabalin, gabapentin, duloxetina e amitriptilina / TCA sono raccomandati come agenti di prima o seconda linea per il trattamento della pDPN in tutte le linee guida.
Vi è consenso tra tutte le linee guida nel dare lo status di prima linea a pregabalin. Tuttavia, anche questi trattamenti hanno solo un’efficacia parziale, a cui spesso sono associati intollerabili effetti collaterali.
Le attuali linee guida cliniche raccomandano il trattamento della pDPN attraverso l’uso di amitriptilina (antidepressivo triciclico), duloxetina (inibitore della ricaptazione della serotonina norepinefrina), gabapentin e pregabalin (ligandi α2-δ), tramadolo e tapentadolo (agonisti del recettore μ e inibitori della ricaptazione della noradrenalina) e agenti topici come la capsaicina (potenziale desensibilizzante del recettore V1 transitorio), sebbene quest’ultimo sia noto per causare la degenerazione delle piccole fitte nervose.
Pregabalin e gabapentin sono agenti farmacoterapeutici ampiamente utilizzati per la pDPN, mentre mirogabalin è una terapia emergente in questa classe di farmaci.
Le prove di studi controllati con placebo hanno dimostrato che gli antidepressivi e gli anticonvulsivanti sono efficaci per alleviare la pDPN.
La pDPN può essere difficile da trattare, il che è frustrante per gli operatori sanitari e i pazienti.
Per quanto riguarda nuovi farmaci e combinazioni in studio, nella review vengono esaminati in dettaglio varie molecole. Ve ne riportiamo alcune.
Tra le molecole in fase di valutazione ve ne sono alcune che agiscono sui canali al sodio come vixotrigine è un antagonista selettivo di questi canali attualmente in fase 3 di sperimentazione per pDPN. Tuttavia, la maggior parte dei recenti studi clinici randomizzati sulla plessopatia lombosacrale e sulla nevralgia del trigemino non hanno purtroppo dimostrato alcun beneficio.
Gabapentanoidi e trazadone possono fornire un effetto analgesico già da soli e nella terapia di combinazione a dosi molto più basse di ciascun farmaco.
Attualmente è in corso una sperimentazione di fase 2 sulla combinazione trazadone/gabapentin per pDPN confrontando l’efficacia di placebo, gabapentin in monoterapia e trazadone in combinazione con gabapentin in tre dosi (trazadone/gabapentin: 2,5 / 25 mg, 5/50 mg, 10/100 mg).
Dextrometorfano/chinidina (DMQ) è stato valutato in due studi e sembra essere efficace.
Inoltre, è noto che livelli inferiori di vitamina D sono correlati con una maggiore gravità del dolore neuropatico.
Anche in questo caso sono necessari studi clinici randomizzati su larga scala per determinare il posto della vitamina D nell’algoritmo di trattamento della pDPN, in particolare alla luce del fatto che la vitamina D è relativamente sicura.
Inoltre, le prove a supporto della combinazione di farmaci già in uso sono limitate, sebbene ciò sia molto comune nella pratica clinica. Pertanto, sono urgenti ulteriori studi comparativi testa a testa ben condotti e ampi su combinazione di farmaci esistenti.
Alam U et al., Treating Pain in Diabetic Neuropathy: Current and Developmental Drugs. Drugs. 2020 Feb 10. doi: 10.1007/s40265-020-01259-2.
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