L’ossicodone è un oppioide agonista puro con potenza simile (leggermente più debole se somministrato per via endovenosa/intramuscolare) alla morfina, appartenente al gruppo dei fenantrenied estratto dalla tebaina. L’ossicodone produce un metabolita chiamato ossimorfone (15%) con potenza 2 o 3 volte la morfina. È un alcaloide naturale dell’oppio.

Sintetizzato nel 1916 in Germania viene per la prima volta utilizzato clinicamente nel 1917 e messo in commercio negli Stati Uniti nel 1939. La sua scoperta è nata dalla necessità di trovare una soluzione meno pericolosa dell’eroina, fa parte quindi dei nuovi oppioidi semi-sintetici studiati per migliorare quelli al tempo già esistenti: morfina, diacetilmorfina (eroina) e codeina.

Negli anni duemila, uno studio italiano ha scoperto che un rilascio controllato di ossicodone permette la gestione del dolore da cancro comportando effetti collaterali minori rispetto alla morfina. I ricercatori italiani attestano che l’ossicodone è una valida alternativa alla morfina e un trattamento di prima linea per il dolore oncologico.[

La formulazione orale è in genere prescritta per il sollievo del dolore da moderato a grave. Bassi dosaggi sono utilizzati per la terapia sintomatica della diarrea. Attualmente è formulato come unico principio attivo o in associazione con altri farmaci, come il paracetamolo (nome commerciale Depalgos). Come tutti gli altri oppioidi, l’ossicodone può indurre tolleranza e dipendenza.

Meccanismo d’azione

Un gruppo di ricercatori australiani ha proposto (sulla base di uno studio del 1997 effettuato sui topi) che l’ossicodone, a differenza della morfina (il cui effetto è mediato da recettori oppioidi μ), agisca sui recettori oppioidi κ. Ulteriori ricerche da questo gruppo indicano che il farmaco sembra essere un agonista oppioide κ2b. Tuttavia, questa teoria è stata contestata, in primo luogo sulla base del fatto che l’ossicodone produce effetti tipici degli μ-oppioidi agonisti.

La ricerca di un gruppo giapponese suggerisce invece che l’effetto dell’ossicodone sia mediato da recettori diversi in situazioni diverse. In particolare, nei topi con diabete.

Il recettore degli oppioidi κ sembra essere coinvolto nell’effetto antinocicettivo dell’ossicodone, mentre nei topi non diabetici i recettori oppioidi μ1 sembrano essere i primi responsabili di questo effetto.

Assorbimento

Dopo una dose di ossicodone cloridrato a pronto rilascio per via orale[, i picchi plasmatici del farmaco vengono raggiunti in circa un’ora; dopo una dose orale di una formulazione a rilascio prolungato, i livelli plasmatici di picco di ossicodone si verificano in circa tre ore.

Distribuzione

L’ossicodone nel sangue si distribuisce nella muscolatura scheletrica, nel fegato, nel tratto intestinale, nei polmoni, nella milza e nel cervello. Preparazioni di ossicodone cloridrato a pronto rilascio riducono il dolore entro 10-15 minuti, mentre le preparazioni a lento rilascio incominciano a ridurre il dolore entro un’ora dalla somministrazione.

Metabolismo

A differenza della morfina e dell’idromorfone, l’ossicodone è metabolizzato nel fegato dal citocromo P450. Alcune persone sono metabolizzatori rapidi con conseguente riduzione dell’effetto analgesico, ma con l’aumento degli effetti avversi, mentre altri sono metabolizzatori lenti con conseguente aumento della tossicità senza analgesia migliorata. La dose deve essere ridotta nei pazienti con ridotta funzionalità epatica e renale.

Dosaggio e somministrazione

L’ossicodone può essere somministrato per via orale, intranasale, per iniezione endovenosa/intramuscolare/sottocutanea o per via rettale. La biodisponibilità della somministrazione orale è in media del 60-87%. La somministrazione rettale produce gli stessi risultati mentre quella intranasale varia tra individui con una media del 46%. L’ossicodone, quando viene somministrato per via orale, è circa 1,5-2 volte più potente della morfina[. Tuttavia, 10–15 mg di ossicodone producono un effetto analgesico simile a 10 mg di morfina quando viene somministrato per via intramuscolare. Pertanto, come dose parenterale, la morfina è di circa il 50% più potente dell’ossicodone. Non ci sono prove comparative che mostrano che l’ossicodone sia più efficace di qualsiasi altro oppioide. Nelle cure palliative la morfina rimane il gold standard, tuttavia, l’ossicodone può essere utile come un oppiaceo alternativo se un paziente ha fastidiosi effetti collaterali con la morfina o altri oppioidi. Una dose di ossicodone è potente circa un quinto dell’equivalente in metadone.