Dal sito “Pharmastar“:
Uno studio americano pubblicato su Annals of Family Medicine ha evidenziato che le donne e le persone dalla pelle nera ricevono più frequentemente prescrizioni di oppioidi in maniera cronica. Inoltre, secondo i ricercatori, le barriere che evidenziano i medici nel ridurre l’uso cronico di oppiacei comprendono controindicazioni mediche di alternative non oppioidi e problemi nell’interruzione dell’oppioide in pazienti stabili da lungo tempo.
I medici di medicina generale (MMG) americani prescrivono il 45% dei farmaci oppioidi rispetto alle prescrizioni globali ma poco si sa delle caratteristiche dei pazienti che ricevono tali prescrizioni e dei medici che le scrivono.
Per tale motivo un gruppo di ricercatori della Virginia Commonwealth University capeggiati da Sebastian Tong hanno strutturato uno studio per descrivere le caratteristiche dei pazienti e dei clinici e la prospettiva dei clinici nel consigliare questi farmaci.
Utilizzando un approccio a metodi misti, è stata eseguita un’analisi delle cartelle cliniche elettroniche relative all’anno 2016 di 21 strutture di assistenza primaria per identificare i pazienti che avevano ricevuto oppioidi cronici, intendendo soggetti che avessero ricevuto una prescrizione di oppioidi per almeno 3 mesi consecutivi.
Sono stati quindi confrontati coloro che assumevano oppioidi cronici con chi non li assumeva. Nel confronto sono stati considerati dati demografici, caratteristiche cliniche e fattori di rischio di danni correlati agli oppioidi, come identificato dai Centers for Disease Control and Prevention Guideline on Opioid Prescribing for Chronic Pain.
Sono stati intervistati 16 medici sulle loro prospettive in relazione alla prescrizione cronica di oppiacei.
I risultati hanno mostrato che di 84.029 pazienti, l’1,1% (902/84.929) aveva ricevuto prescrizioni croniche di oppioidi.
Le caratteristiche associate alla prescrizione di oppioidi cronici comprendono: essere donna, essere di razza nera o afroamericana e avere rischi per danni correlati agli oppioidi, come diagnosi di problemi di salute mentale, disturbo da uso di sostanze e uso concomitante di benzodiazepine.
Tong e colleghi hanno anche scoperto che comorbilità come ansia, depressione, insufficienza epatica o renale, uso simultaneo di benzodiazepine, apnea notturna e disturbo da uso di sostanze erano collegate a pazienti che assumevano oppioidi cronici.
“I medici dovrebbero prendere nota dei pazienti con queste condizioni che stanno anche ricevendo un trattamento con oppioidi, devono essere consapevoli delle comorbidità mediche che potrebbero aumentare il rischio di danni da oppioidi in pazienti in trattamento con tali farmaci e dovrebbero ricorrere a modalità di trattamento non oppioide quando possibile ” hanno evidenziato i ricercatori.
Nell’analisi i medici hanno descritto barriere all’interruzione degli oppiacei come controindicazioni alle alternative di trattamento non oppioide, disponibilità di strategie di gestione aggiuntiva, vincoli di tempo limitati e difficoltà di “svezzamento” dei pazienti che assumono oppioidi cronici a lungo termine.
I ricercatori hanno anche evidenziato che in questo momento i medici sono in attesa di nuove modalità di trattamento non oppioide.
I clinici hanno riportato molteplici difficoltà nell’interruzione di tali farmaci nei pazienti che li utilizzavano da tempo; tali difficoltà comprendevano controindicazioni mediche di alternative non oppiacee e difficoltà a giustificare l’interruzione da pazienti stabili da lungo tempo.
In conclusione, sebbene i pazienti che ricevono prescrizioni di oppioidi nelle cure primarie presentano rischi più elevati di danni correlati agli oppioidi, i medici segnalano molteplici barriere nell’interrompere tale trattamento. Studi futuri dovrebbero esaminare le strategie per mitigare questi danni e coinvolgere i pazienti nel processo decisionale.
Tong ST et al., Chronic Opioid Prescribing in Primary Care: Factors and Perspectives. Ann Fam Med. 2019 May;17(3):200-206. doi: 10.1370/afm.2357.
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