L’utilizzo della corrente elettrica per il controllo del dolore risale al 1969, ma solo nel 1983 viene introdotto il primo elettrodo nel sistema nervoso e il primo pacemaker completamente impiantabile per il trattamento del dolore cronico.
Negli ultimi quarant’anni la tecnologia medica è riuscita ad ottenere risultati importanti e a creare dispositivi sempre più efficaci per il controllo del dolore cronico.
La neurostimolazione spinale (SCS: Spinal Cord Stimulation) consiste nella stimolazione elettrica selettiva del midollo spinale tramite elettrocateteri, impiantati per via percutanea nello spazio epidurale, situati a varie altezze nella sede in cui è necessario ottenere una stimolazione, collegati ad un generatore di impulsi grande circa come un cronometro. I segnali elettrici agiscono in modo da modificare (modulare) i messaggi dolorifici prima che raggiungano il cervello;Il formicolio prodotto dal sistema dissimula la sensazione di dolore.
Varie sono le ipotesi sul meccanismo di funzionamento della neurostimolazione, dalla modulazione di prostaglandine alla produzione di neuropeptidi. Di fatto, la neurostimolazione provoca un importante blocco del simpatico nell’area di pertinenza, cui consegue una vasodilatazione distrettuale che spiega la sensazione di calore riferita dal paziente.
La neurostimolazione trova principale indicazione nelle seguenti situazioni cliniche: radiculopatia e neuropatia periferica, lombosciatalgia, FBSS, dolore ischemico per arteriopatia periferica, angina refrattaria.
I pazienti che traggono beneficio dalla neurostimolazione sperimentano in media una riduzione del dolore del 50%, hanno una minore necessità di farmaci orali e, di conseguenza, meno effetti collaterali provocati all’uso e abuso di quest’ultimi. La riduzione del dolore porta naturalmente a un notevole miglioramento delle attività quotidiane e della qualità della vita.
Inoltre questo tipo di trattamento non comporta cambiamenti radicali a carico del midollo spinale. Può essere regolato e fornire diversi livelli di stimolazione nelle varie attività o nei diversi momenti della giornata, è reversibile e può essere “testato” per un breve periodo di tempo prima di sottoporsi all’impianto permanente.
La neurostimolazione dovrebbe sempre essere presa in considerazione quando:
– Il paziente non risponde ad altri tipi di trattamento
– Non sono possibili altri interventi chirurgici
– Non ci sono condizioni mediche che potrebbero complicare l’intervento
– Il paziente non presenta gravi disturbi psichiatrici
I vantaggi di questi nuovi device sono una maggiore efficienza procedurale, migliore efficacia clinica e semplicità d’uso. Gli interventi sono più brevi e rispetto agli altri neurostimolatori non è necessario alcun tipo di programmazione intraoperatoria. L’innovazione principale dell’uso dell’alta frequenza è il sollievo dal dolore senza parestesia. Quindi le ripercussioni sulla qualità di vita sono notevoli: il paziente, grazie all’uso dell’alta frequenza, non avverte alcuna sensazione fastidiosa e rileva un notevole miglioramento dell’attività diurna e del riposo notturno.
Secondo le statistiche l’Italia è al terzo posto in Europa per prevalenza di dolore cronico nella popolazione generale. Il 26% degli italiani, infatti, soffre di dolore. Un grave problema che comporta un costo sociale notevole. La neurostimolazione rappresenta il futuro per il trattamento del dolore cronico non oncologico.