Il dolore vertebrale è tra i dolori più diffusi nella popolazione mondiale. Il motivo per cui si avverte frequentemente dolore in tale parte del corpo viene spesso collegato al fatto che la stazione eretta è il risultato dell’evoluzione dell’uomo da animale quadrupede a bipede. E’ infatti indubbio che quando lo scarico della forza peso sul terreno avviene su soli due arti la pressione sulla colonna vertebrale, a parità di peso corporeo, aumenta.Quando si verifica un dolore a livello della colonna vertebrale, ci si pone spesso la domanda su quale sia la specifica parte che, malata o sovrastimolata, evoca il dolore stesso. Come è ben noto, la colonna vertebrale è fatta di vertebre sovrapposte, che non sono però tra loro saldate ma consentono diversi gradi di movimento. Negli ultimi anni i punti della colonna vertebrale che sono stati chiamati in causa quali possibili generatori del dolore vertebrale sono sostanzialmente due: il corpo vertebrale e le articolazioni posteriori. Illustri opinion leaders mondiali hanno affermato che il dolore del crollo vertebrale conseguente ad una frattura del corpo vertebrale sia la conseguenza della stimolazione di recettori posti all’interno del corpo vertebrale stesso. Una delle argomentazioni portate a supporto di tale ipotesi è stata quella dei risultati antalgici ottenibili nella terapia delle fratture vertebrali mediante cifoplastica. In particolare, questa tecnica ortopedica, introducendo il cemento all’interno del corpo vertebrale, avrebbe un’azione antalgica perché distruggerebbe i recettori ivi presenti. Perché però tale ipotesi sia applicabile è necessaria una documentazione della effettiva presenza di fibre nervose (terminazioni libere) all’interno dell’osso vertebrale. Sfruttando il fatto che per effettuare gli interventi di cifoplastica è necessario creare una cavità e quindi asportare un pezzo di osso dal centro del corpo vertebrale, il nostro gruppo ha studiato l’innervazione del centro del corpo vertebrale in pazienti che avevano avuto una risposta antalgica significativa dopo l’intervento di cifoplastica.
I risultati ottenuti però non hanno confermato l’ipotesi iniziale perché l’innervazione del centro del corpo vertebrale è apparsa veramente scarsa e quasi sempre limitata a fibre nervose decorrenti intorno ai vasi, la cui funzione sensitiva non è provata, visto che parte di esse sono sicuramente fibre simpatiche deputate al controllo vasomotorio.
I dati ottenuti da questa prima ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Cellular Physiology. Lo studio però non si è interrotto, ma è passato ad una seconda fase che ha l’obiettivo di differenziare le fibre sensitive da quelle simpatiche, passo indispensabile per capire se il centro del corpo vertebrale sia completamente privo di innervazione nocicettiva oppure quest’ultima sia presente, sebbene scarsa.