L’infiltrazione di cicatrici (soprattutto chirurgiche) prende anche il nome di neuralterapia: metodica diagnostica e terapeutica che ricerca i campi di disturbo, zone del nostro organismo che possono provocare un sintomo, una malattia o un’alterazione metabolica.  A volte le cicatrici da intervento chirurgico come quelle dell’ernia del disco o dell’ernia inguinale possono creare campo di disturbo nella zona operata e simulare il dolore che il paziente aveva prima. Il risultato, dopo una visita del chirurgo, è la proposta di un nuovo intervento. Il nostro corpo, e in particolare il sistema nervoso, è attraversato da un continuo flusso di informazioni. Informazioni errate o eccessive possono disturbare o bloccare il corretto funzionamento degli organi. La Neuralterapia rimuove questi blocchi, riabilitando i naturali meccanismi di autoregolazione.

Campi di disturbo possono essere frequentemente costituiti da:

  • cicatrici da ferita o da taglio
  • cicatrici chirugiche (ad es. appendicectomia, cesareo, episiotomia, ecc.)
  • focolai cronici (ad es. denti devitalizzati, tonsillite cronica, sinusite cronica, ecc.)
  • corpi estranei
  • tessuti traumatizzati

Facciamo un esempio: una vecchia cicatrice da appendicectomia (anche se perfettamente rimarginata) potrebbe essere causa per anni e anni di una cefalea cronica (è solo un esempio), oppure di un dolore persistente ad un ginocchio; tali disturbi potranno più o meno migliorare col tempo e con varie terapie, ma non potranno mai completamente sparire se non si va a trattare proprio quella cicatrice, il campo di interferenza. Ma in pratica in cosa consiste la metodica? Nel trattare i punti patologici con piccolissime quantità di anestetico locale (procaina o lidocaina), che possiede appunto un’azione regolatrice sulle fibre nervose. Dove si applica? Innanzitutto nella sede del campo di disturbo (cicatrici, zone traumatizzate, focolai cronici, ecc.); poi localmente laddove c’è dolore, ed eventualmente in determinati punti critici di regolazione (alcuni corrispondenti a quelli dell’agopuntura), in plessi nervosi, ecc. Cosa può essere curato con la Neuralterapia? Il campo di indicazioni è molto ampio, e comprende vari disturbi di tipo funzionale. Segnaliamo:

  • il dolore in ogni sua forma: cefalea, emicrania, nevralgia, fibromialgia
  • neuroma di Morton
  • tutte le forme reumatiche, artritiche e artrosiche: artrosi cervicale, lombalgia, sciatalgia, ed ogni infiammazione articolare, comprese quelle traumatiche e sportive;
  • allergia (eczema allergico, rinite allergica, asma);
  • malattie dell’orecchio, otiti croniche, labirintiti, acufeni, sindrome di Meniére, vertigini;
  • distonie neurovegetative ed endocrine, ipotiroidismo, ipertiroidismo, ecc.

A prima vista questa elencazione potrebbe sembrare esagerata, tanto da far venire in mente la classica panacea per tutti i mali. Ma gli straordinari risultati della Neuralterapia dipendono dal riconoscere l’esatta origine del problema (visita accurata e altrettanto accurata anamnesi), e dal razionale impiego della terapia nel punto giusto. Solo così è possibile risolvere efficacemente e rapidamente i disturbi elencati prima. I risultati possono in effetti sembrare prodigiosi: in molti casi si vedono disturbi anche di vecchia data, resistenti ormai a qualunque terapia (convenzionale o non), sparire improvvisamente dopo una prima applicazione. E a volte non è nemmeno necessario ripetere la terapia: una volta corretto il campo di disturbo, il corpo è in grado di fare da sè tutto il resto. È una terapia ben tollerata e senza effetti collaterali, e che può benissimo associarsi ad ogni tipo di cura. Vale la pena aggiungere che la Neuralterapia è stata sviluppata in Germania da più di 80 anni, e che attualmente viene comunemente praticata in strutture pubbliche e private di tutto il mondo. In Italia la Neuralterapia è convenzionata con quasi tutte le compagnie di assicurazione. Letteratura scientifica è reperibile presso la Biblioteca dell’Università Statale di Roma (Dipartimento di Neuroscienze).