La FM è la patologia che si incontra più frequentemente, soprattutto nell’attività ambulatoriale. Ciò nonostante non ci sono dati attendibili sulla reale frequenza della FM in quanto tale malattia continua ancora oggi ad essere ampiamente sottostimata e raramente diagnosticata. Basti pensare all’ambulatorio del medico di medicina generale e a quanti pazienti ogni giorno visita in quanto lamentano uno o più di questi sintomi: dolori muscolari, cefalea, vertigini, epigastralgie, insonnia, dolori addominali, astenia, parestesie, tachicardia. Una buona parte è certamente affetta da FM senza saperlo. 

I dati epidemiologici di cui disponiamo sono relativi a valutazioni eseguite in: 

  1. studi su popolazione sana, di cui alcuni recentissimi, che documentano una prevalenza compresa tra il 2 e il 4% (con valori notevolmente più elevati se si scorporano i dati per la sola popolazione femminile: 8-10% circa). 

  2. studi su pazienti ricoverati in ambiente internistico che evidenziano prevalenze nell’ordine del 10% 

  3. studi su pazienti valutati in ambiente reumatologico dove la prevalenza raggiunge il 25% 

Tra gli ultimi lavori di tipo epidemiologico, due rivestono particolare interesse:

  1. Il primo è uno studio di popolazione, pubblicato nel 1999, che ha coinvolto 3395 abitanti della cittadina canadese di London (The London Fibromyalgia Epidemiology Study). Sono stati individuati 100 casi di FM (86 femmine e 14 maschi: rapporto F/M=3:1), con una prevalenza quindi del 3.3%. La prevalenza nel sesso femminile era pari al 4.9% per salire al 8% nella classe d’età 55-64 anni. Sono stati individuati una serie di fattori di rischio per la FM: oltre al sesso femminile, età media, livello di istruzione inferiore, reddito basso, essere divorziati. A tutt’oggi questo rimane lo studio più ampio e rigoroso che viene sempre citato. 

  2. Il secondo è uno studio pubblicato nel 2005 che rientra in un progetto iniziato nel 2003 con uno studio a livello europeo (The Feel Study: Fibromyalgia Epidemiology European Large scale survey) per valutare la prevalenza “possibile” della FM nella popolazione generale. La metodologia utilizzata è quella delle interviste telefoniche per raggiungere il maggior numero possibile di individui: il numero dei pazienti “possibili” veniva poi corretto con un coefficiente calcolato dallo studio canadese di cui sopra (rapporto tra FM teoriche e FM confermate dalla visita reumatologica). In tale modo è stato possibile calcolare la prevalenza possibile della FM in: 1. Francia (su campione di 1000 abitanti): 4,3% della popolazione generale (6,1% delle donne e 0,5% degli uomini) 2. Portogallo (su campione di 500 abitanti): 6,1% della popolazione generale (8,8% delle donne e 0,7% degli uomini) 3. Italia (su campione di 1000 abitanti): 4,1% della popolazione generale (6,9% delle donne e 0,3% degli uomini). 

Caratteristiche

Il termine fibromialgia (FM) deriva da “fibro” che indica i tessuti fibrosi (come tendini e legamenti) e “mialgia” che significa dolore muscolare. La FM è quindi una malattia reumatica che colpisce i muscoli causando un aumento di tensione muscolare: tutti i muscoli (dal cuoio capelluto alla pianta dei piedi) sono in costante tensione. 

Questo comporta numerosi disturbi:

  1. innanzi tutto i muscoli tesi sono causa di dolore che in alcuni casi è localizzato (le sedi più frequenti sono il collo, le spalle, la schiena, le gambe), ma talora è diffuso dappertutto 

  2. i muscoli tesi provocano rigidità e possono limitare i movimenti o dare una sensazione di gonfiore a livello delle articolazioni 

  3. i muscoli tesi è come se lavorassero costantemente per cui sono sempre stanchi e si esauriscono con grande facilità: questo significa che chi è affetto da FM si sente sempre stanco e si affatica anche per minimi sforzi

  4. i muscoli tesi non permettono di riposare in modo adeguato: chi è affetto da FM ha un sonno molto leggero, si sveglia più volte durante la notte e alla mattina, anche se gli sembra di avere dormito, si sente più stanco di quando si è coricato (si parla di “sonno non ristoratore”). 



E’ una malattia conosciuta da molto tempo?

La FM era già stata descritta nella prima metà del 1800. Agli inizi del 1900 venne considerata una malattia infiammatoria dei muscoli (fibrosite). Alla fine degli anni ’40 venne esclusa la presenza di infiammazione per cui la FM venne considerata una malattia su base psicologica. Il moderno concetto di FM e di tender points risale al 1978. Nel 1990 sono stati messi a punto i criteri diagnostici e nel 1994 la diagnosi di FM è stata accettata a livello internazionale con la cosiddetta “Dichiarazione di Copenhagen”. Si tratta quindi di una malattia conosciuta da molto tempo, ma che solo recentemente è stata meglio definita. 

Cause

La FM è una malattia a genesi multifattoriale. I numerosi studi volti a capire le cause della malattia hanno documentato numerose alterazioni dei neurotrasmettitori a livello del sistema nervoso centrale, cioè di quelle sostanze di fondamentale importanza nella comunicazione tra le cellule nervose. La FM può quindi essere considerata essenzialmente una patologia della comunicazione intercellulare. Immaginando il nostro organismo come un computer, nella FM tutte le periferiche sono integre e in grado di raccogliere le informazioni in modo corretto, ma i dati, una volta raccolti ed inviati a livello centrale, vengono interpretati in modo errato. 

Le due caratteristiche principali della FM sono infatti la iperalgesia e la allodinia

Per iperalgesia si intende la percezione di dolore molto intenso in risposta a stimoli dolorosi lievi; per allodinia si intende la percezione di dolore in risposta a stimoli che normalmente non sono dolorosi. Sia l’iperalgesia che la allodinia possono verificarsi transitoriamente in soggetti non fibromialgici a seguito di eventi nocivi (es. eritema solare, ferita post-chirugica) che rendono ipersensibile la zona cutanea colpita: nei fibromialgici iperalgesia ed allodinia sono diffuse e persistenti. 

Uno degli effetti della disfunzione dei neurotrasmettitori, ed in particolare della serotonina e della noradrenalina, è la iperattività del Sistema Nervoso Neurovegetativo (una parte del nostro sistema nervoso che controlla con meccanismi riflessi numerosi funzioni dell’organismo tra cui la contrazione dei muscoli, ma anche la sudorazione, la vasodilatazione e la vasocostrizione, ecc.) che comporta un deficit di irrorazione sanguigna a livello muscolare con insorgenza di dolore ed astenia e tensione. 

Tipico della FM, come di altri disturbi neurovegetativi, è che l’andamento dei sintomi varia in rapporto a numerosi fattori esterni che sono in grado di provocarne un peggioramento: c’è una evidente influenza dei fattori climatici (i dolori peggiorano nelle stagioni “di passaggio”, cioè primavera e autunno e nei periodi di grande umidità), dei fattori ormonali (peggioramento nel periodo premestruale, peggioramento in caso di disfunzioni della tiroide), dei fattori stressanti(discussioni, litigi, tensioni sul lavoro e in famiglia).

La fibromialgia è una patologia cronica scarsamente riconosciuta caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, affaticamento, sonno non ristoratore, difficoltà di memoria e di attenzione. 

Fibromialgia e long-Covid

I malati con emicrania preesistente che sviluppano fibromialgia riportano l’accentuazione di intensità e di frequenza del mal di testa che può anche diventare quotidiano. 

Il disturbo del sonno e della sua qualità è quasi la regola ed è stato ipotizzato che l’alterazione dei suoi cicli, soprattutto una riduzione della fase di sonno profondo durante la quale normalmente si eleva la soglia al dolore, sia responsabile dell’ipersensibilità al dolore che caratterizza la fibromialgia. 

Isolati studi sperimentali avanzati con la tomografia ad emissione di positroni (PET) marcata per individuare infiammazioni del sistema nervoso, suggeriscono che nella fibromialgia, come in altre condizioni di dolore cronico, si verifichi una persistente infiammazione delle cellule della glia, la struttura del sistema nervoso che svolge la funzione di supporto e protezione immunitaria dei neuroni cerebrali. 

I sintomi del long-covid

La pandemia Covid-19 in corso sta portando ad osservare che, mentre la maggior parte delle persone si riprende dopo poche settimane, in alcuni guariti dall’infezione possono persistere o anche comparire a distanza sintomi cronici e complessi non solo respiratori, condizione definita con il termine di long-covid. Non c’è consenso sulla sua portata e sul suo impatto, ma i dati emergenti sono segnalati da diversi gruppi di ricerca. Molti convalescenti ancora mesi dopo aver contratto il coronavirus lamentano complessi sintomi neurologici quali affaticamento, cefalea costante spesso accentuata in posizione supina, insonnia, malessere post-esercizio fisico, problemi di memoria, problemi di linguaggio e disfunzione cognitiva (o nebbia cerebrale), dolori muscolari e neuropatici da vasculite dei nervi periferici. Il dolore è una componente importante del long-covid. Fra i pazienti che restano a lungo positivi al virus uno su tre lamenta dolori articolari e uno su cinque dolore toracico persistente anche molto dopo la negativizzazione. Quelli più gravi, fra i quali gli intubati, nel 3-4% dei casi accusano dolore cronico per mesi dopo l’infezione. La maggior parte di queste persone riferisce anche una sensazione di ricaduta nella malattia dopo una apparente guarigione, con facile esauribilità provocata dai normali stress sociali e professionali. Non è ancora noto se questi sintomi siano causati da un’infezione diretta del tessuto nervoso o siano una conseguenza secondaria dell’infezione. 

Long-covid e fibromialgia

È stato osservato che il virus può infettare le cellule cerebrali e che RNA virale e anticorpi anticovid sono stati rilevati nel liquido cerebrospinale di alcuni pazienti. Non sono ancora stati eseguiti studi PET in malati con long-covid che ricerchino infiammazioni del tessuto nervoso analoghe a quelle riscontrate nella fibromialgia, ma certamente la similitudine dei sintomi è rimarchevole e la ricerca potrebbe in futuro dimostrare che esistono basi biologiche comuni. 

La terapia

Al momento la terapia della cefalea cronica, del dolore e dei sintomi fibromialgici del long-covid non differisce dalla terapia già prescritta per curare le stesse condizioni non correlate a covid-19, basate su farmaci per il dolore neuropatico, per l’emicrania severa, per i disturbi del sonno e sulla riabilitazione motoria e cognitiva.