Il dolore da radioterapia può essere distinto in dolore acuto e dolore cronico a seconda dell’intervallo della sua insorgenza rispetto al tempo radioterapico: diversi sono sia i meccanismi patogenetici, sia le implicazioni terapeutiche.

Dolore cronico da radioterapiaGeneralmente compare con latenza di almeno 6 mesi dal termine della radioterapia. I meccanismi che stanno alla base del dolore cronico da radiotera- pia sono invece legati essenzialmente ai processi di fibrosi o vasculite cronica post attinici. Le principali manifestazioni cliniche del dolore cronico post-radioterapia sono: -dolore da trazione secondaria a fenomeni di fibrosi post-attinica a carico di tessuti sani (trazione su cute e mucose, mancata elasticità di organi cavi, trazione/compressione su organi cavi o strutture nervose); -dolore neuropatico da vasculite cronica a carico dei vasa-nervorum delle strutture nervose periferiche.

Dolore post-chemioterapia

Anche nel caso dei trattamenti medici una prima distinzione può essere fatta tra dolore acuto e dolore cronico. Alcuni farmaci presentano peculiarità proprie della molecola (esempio del dolore neuropatico da oxaliplatino), ed altri presentano manifestazioni che sono comuni a più molecole anche molto diverse tra loro (danno da irritazione di parete venosa in corso di infusione). Anche alcune strategie di trattamento presentano meccanismi di attivazione dei fenomeni dolorosi che possono essere comuni ad approcci terapeutici diversi tra loro (per esempio, la mucosite può es- sere osservata in corso di trattamento con sola chemioterapia, o con trattamenti chemio-radianti complementari). Un caso particolare è poi quello dei trattamenti chemioterapici a dosi sovra- massimali, con sindromi dolorose correlate alla mucosite, a fenomeni di riespansione midollare, o a tossicità specifiche osservate per singoli farmaci.

Sono conseguentemente parte di un approccio globale appropriato sia l’impiego delle strategie e dei trattamenti finalizzati alla prevenzione o al contenimento del danno acuto da chemioterapia (norme igieniche, uso di chemioprotettori), sia un adeguato monitoraggio e trattamento della sindrome dolorosa al momento della sua manifestazione clinica.

Riguardo invece al dolore cronico da trattamenti medici antineoplastici, le manifestazioni cliniche prevalenti sono quelle di un dolore neuropatico periferico prevalentemente sensitivo. In Tab. 3 sono riassunti i farmaci che più di frequente sono responsabili di un dolore cronico da terapie mediche antineoplastiche, distinguendo tra molecole il cui danno prevalente è a carico delle strut- ture sensitive, e molecole il cui danno è a carico sia delle strutture sensitive che di quelle moto- rie. I meccanismi patogenetici alla base del dolore cronico neuropatico da farmaci antiblastici sono due: -danno citotossico diretto; -danno a livello microtubulare dell’assone nervoso. È stato evidenziato come, per i farmaci a potenziale effetto neurotossico periferico, esistano una correlazione diretta tra dose somministrata per singolo ciclo e danno neurologico, e tra effetto tossico e dose cumulativa del farmaco. Anche il ritmo di somministrazione può influenzare direttamente la insorgenza dell’effetto per i taxani (il danno neurologico è maggiormente frequente nelle somministrazioni settimanali). La presenza di comorbidità quali il diabete, le vasculopatie croniche o l’età del paziente rappresentano fattori di rischio indipendenti per la comparsa di un dolore iatrogeno. Infine, i trattamenti di associazione (quali ad esempio una associazione cisplatino-taxano) rappresentano una condizione di rischio aggiuntivo con effetto tossico sinergico